Ieri ho fatto shopping.

A Roma funziona che devi sapere che sito guardare, poi a chi mandare un whatsapp in codice, quando arriva la merce ti metti d’accordo, vai e prendi la discesina che ti porta al garage o sottomagazzino e ti aprono. E’ una cosa così, un po’ segreta, un po’ per pochi.

Noi che, comunque in ritardo sul resto del mondo, abbiamo scoperto la raffinata meraviglia di queste collezioni, non di capispalla, non di scarpe, non di oroficieria….ma di carte.

Le collezioni sono perlopiù (anzi, le uniche che piacciono a me) disegnate e prodotte negli USA. Escono a cadenza continua: i vari brand si fanno concorrenza, si copiano pure un po’. Di certo escono con una collezione per stagione, circa 3 mesi in anticipo, ma poi per ogni occasione più o meno clou: San Valentino, Halloween ma anche ricorrenze molto meno diffuse. Ci sono collezioni, peraltro bellissime, per chi si decora la Bibbia (sì giuro, c’è gente in America che la studia ogni giorno e di fianco al testo attacca adesivi e scritte colorate), collezioni per chi si scrive le ricette, collezioni per chi deve festeggiare la nascita di un bambino, e poi quelle che valgono per qualunque tema – ma per un tempo limitato, fino a quando ti innamori della collezione successiva.

Ogni collezione esce con il materiale-base: le carte. Di grandezza standard: 12×12 o 6×6 pollici, circa 10/15 fantasie diverse che in modo inspiegabile stanno benissimo l’una con l’altra. Puoi comprare un blocco con tutti i fogli o un foglio alla volta (1 euro e qualcosa ognuno). Oltre le carte ci sono poi ammenicoli vari, più  o meno adesivi: si chiamano chipboards, die-cuts, genericamente stickers, alphabets, enamel dots. Una serie di parole in codice che non è poi così necessario sapere, ma cose che è necessario usare se ci si vuole ritrovare con lavori belli senza dubbio interpretativo alcuno.

Le artiste vere sono capaci di fare lavori “belli senza dubbio alcuno” mischiando collezioni diverse. Tutte le altre azzardano e alla fine il risultato è molto rischioso.

Mi resta la curiosità, e spero di scoprirlo un giorno, di sapere chi disegna questi pezzi d’arte, quanto vengono ricompensati, cosa succede dopo l’uscita di una collezione, se c’è un direttore artistico. Non so, secondo me si meritano di finire su Vogue, sui tappeti rossi, di essere riconosciuti come Tom Ford e Karl Lagerfeld.

Per oggi da Roma è tutto. Ora vado a preparare lo zaino ché stanotte all’aurora parto. Scriverò un post una volta arrivata: surprise!