Con molto piacere vi racconto che ieri sera, al secondo incontro del nostro gruppo creativo, eravamo in 19! Più della prima volta, ma soprattutto con quasi tutti quelli del primo incontro. Io, avendo realizzato un po’ più nel concreto quanto questo percorso possa essere impegnativo sia in termini di fatica che in termini emotivi, mi ero immaginata di rivedere al massimo due/tre persone.

Qui non c'erano ancora tutti

Ieri sera verso le sette quando vedevo arrivare volti già visti è stato un susseguirsi di “ma dai!”, “ma davvero?”, “che sorpresa!”. E ora, a ripensarci meglio, forse tutto quello stupore era per me stessa: ma che Maria vuoi davvero fare questa cosa? (se non siete di Roma sappiate che a Roma non si può fare a meno di cominciare ogni domanda con un “ma che”)

Il gruppo creativo ovviamente potrebbe essere ospitato al negozio anche senza che io leggessi e seguissi il libro, ma c’è qualcosa che mi attrae e mi respinge insieme e sto andando avanti a colpi di “vedo giusto cosa succede alla prossima pagina e poi lascio perdere”.

Ieri sera siamo partiti veramente e abbiamo discusso insieme del primo capitolo. Siccome siamo in tanti ci siamo divisi in gruppi. Valentina la coordinatrice ha tenuto il gruppo più grande, quello di chi veniva per la prima volta. Gli altri invece gruppi autogestiti, in cui la discussione ruotava semplicemente attorno a com’era andata la prima settimana: le nostre esperienze con le pagine del mattino (quanto eravamo riusciti a farlo, quali erano state le difficoltà incontrate); se avevamo rispettato l’appuntamento con l’artista, cosa avevamo scelto di fare e come ci eravamo sentiti; e altre cose che fossero successe significative rispetto al nostro tema.

Gruppetti

Il mio gruppo mi è piaciuto tanto. Ed è vero che in 5 c’è il modo, il tempo e l’occasione perché possano esprimersi cose importanti e anche personali proprie e degli altri. Anch’io che sono una solipsista e da sola ci sto meglio che con chiunque altro devo ammettere che anche se fossi 10 volte più intelligente di come di fatto sono non riuscirei mai e poi mai a farmi venire in mente le cose che intuiscono, sentono e capiscono gli altri.

Gruppetti

 

Per cui giunti a questo punto già mi pare di aver colto che leggere questo libro, e in gruppo, è parecchio impegnativo ma molto fruttuoso. Tocca trovare la motivazione, la voglia, l’energia, ma per quanto mi riguarda vi direi con margine di sicurezza che ne vale la pena.

Verso la fine ci siamo ricongiunti come gruppo unico e ci siamo lasciati con le cose da fare per la prossima settimana: il secondo capitolo e i suoi compiti e lavorare con le affermazioni positive.

Per chi non c’era e non può partecipare vi riassumo intanto i compiti che sono contenuti nel primo capitolo.

  • le pagine del mattino
  • l’appuntamento con l’artista
  • viaggio nel tempo. Occorre fare uno sforzo di memoria e ricordarsi anche nel lontano passato chi in qualche forma o maniera ha schernito/sottovalutato/ridicolizzato la nostra creatività. Occorre ricordare con precisione e focalizzare bene gli eventi
  • scrivere i particolari dei ricordi delle situazioni in cui siamo stati denigrati/scherniti per poi metterci sopra una x o accartocciare il foglio
  • lettera al direttore. scrivere una lettera a noi stessi in difesa di noi artisti/bambini o giovani
  • più o meno quanto detto per i ricordi negativi ma in chiave positiva: sforzarsi di ricordare almeno tre situazioni di stima nella nostra creatività, sempre il più specifico possibile, e anche di fatti minuscoli, piccoli incoraggiamenti, complimenti inaspettati. Quando dove e perché vi siete sentiti contenti di voi stessi?
  • scrivere una lettera di ringraziamento per i complimenti ricevuti, a se stessi o idealmente a chi ce li ha fatti
  • vite immaginarie. Pensare liberissimamente a cosa faremmo se avessimo altre n vite da cominciare. Poi prendere una vita di quelle immaginate e provare a sperimentarne durante la settimana qualcosa, almeno un pezzettino. Io per esempio che volevo essere un medico credo che mi leggerò qualche ricerca in italiano alla mia portata e farò finta di auscultare i miei familiari.
  • una passeggiata di 20 minuti all’aria fresca

Questi compiti sono elencati alla fine del capitolo.

All’interno invece il corpo del capitolo parla più diffusamente di quello che dentro di noi lavora, più o meno coscientemente, in modo da giudicarci e giudicarci in modo negativo. Di solito ci sentiamo ridicoli nelle nostre velleità di creare qualcosa di bello, e abbiamo mille vocine a ricordarcelo: il pensiero “sono un essere pienamente creativo” o peggio “io sono un’artista” è una frase che non riusciamo neanche a concepire. Ci sono concezioni negative che derivano dalla cultura, dai nostri insegnanti, da genitori e parenti, da chi ci circonda. Il libro fa un piccolo elenco di esempi di concezioni negative e gli oppone le corrispondenti alternative positive per poi proporre di cominciare a ripeterci le “affermazioni positive”. Ne suggerisce varie, si può scegliere quelle che si sentono più corrispondenti alla propria situazione e provare. Ripetere e ripetere, e questo è l’ultimo messaggio con cui ci siamo salutati ieri sera.

Il resto non ve lo svelo, non vorrei rovinarvi il bello di scoprire questo viaggio leggendo con i vostri tempi il libro.

A proposito, la cosa si sta facendo così interessante che forse potrebbe diventare un appuntamento fisso. Ora portiamo avanti il gruppo creativo dell’autunno 2017, e poi chissà.