Non si può guardare avanti senza un momento di raccoglimento per consapevolizzare e poi salutare quello che è stato. Mi sono abituata a farlo insieme a voi il bilancio, ripercorrendo le cose che abbiamo fatto durante l’anno che sta volgendo al termine con un post che diventa una prova di resistenza e d’amore.

A guardarlo da quasi fuori questo 2019 sembra un periodo di tempo divisibile chiaramente in 2:

  • i primi 6 mesi di studio matto e disperatissimo sulle tematiche della creatività, per preparare i club che si tenevano una volta al mese al negozio, e poi il podcast, le zine, la Creativity TV.
  • i secondi 6 mesi di progetti pratici da proporre come ispirazione concreta nei workshop o nelle foto di Instagram

Prima di scorrere gli eventi in negozio, la programmazione del luogo fisico a Roma, vorrei elencare le iniziative in generale, le idee a cui abbiamo dato forma concreta e condivisibile. Le citiamo per prime perché è stato un brulicare molto attivo, un balenare a ciclo quasi continuo che a momenti ci ha assorbito tutte quante le energie.

1. Il primissimissimo è il Paperness Lab. Un angolo di negozio con tutti i nostri strumenti: timbri, fustelle, punch board, washi tapes a disposizione per provarli o per farci qualcosa da portarsi a casa pronto e finito.

Mi era sembrata un”idea molto carina, ma non ha avuto un grande successo: povero Paperness Lab, vedi che ti cito e ti voglio bene lo stesso?

Valutazione: 4, ma non sono d’accordo.

2. L’hashtag #papernessideas. Abbiamo premiato una volta al mese il progetto realizzato con cose acquistate nel nostro negozio che ci piaceva di più.

Verso l’estate abbiamo smesso perché stavano partecipando sempre le stesse poche persone. Valutazione: 6 – –

3. L’hashtag #humansofpaperness. Questo è uno dei miei figliolini prediletti: ogni lunedì mattina ho postato foto e storie di persone che capitavano in negozio, ottenendo il record negativo di like, che penalizzavano poi anche i post dei giorni successivi. Ho dovuto smettere, ma se fosse per me farei solo questo: raccontare le storie di esseri umani incappanti più o meno per caso nel nostro negozio. Già che ci siamo vi presento questa famiglia che dire deliziosa è poco che non ho postato mai perché sono arrivati a tentativo concluso.

Valutazione 10+++, e pazienza l’incomprensione.

4. L’hashtag #5minutidime. Una domanda al giorno, nelle Stories, presa dal libro di Flow intitolato Know yourself, a cui rispondere su un quadernino dedicato. Una pagina per ogni domanda, decorata per renderla personale e bella – e premiabile da noi.

Ho smesso attorno alla quarantesima domanda per sopraggiunti limiti di fatica personale.

Valutazione: 7. Qui ci volevano i rinforzi.

5. Le paper-zine. Da aprile a luglio abbiamo avuto la nostra pubblicazione indie, una volta al mese. 8 mini facciate piene di collage e frasette ispirazionali. Questa iniziativa devo ammettere ha riscosso un suo piccolo successo, ancora ne stampiamo.

Valutazione: 8+

6. Le bustine a sorpresa. Stavolta il nostro massimo divertimento, papernessizzare qualsiasi cosa si muova nel mondo, ci ha fatto pensare alla gioia dei bambini quando si fanno comprare una bustina a sorpresa di qualche genere in edicola. Le paper-bustine ripiene di ritagli, adesivi, cartoline a sorpresa ci hanno dato qualche bella soddisfazione.

Valutazione: 8 +

7. Tornando nel mondo degli adulti cito ora la più grande soddisfazione dell’anno: la diffusione di testi e concetti ancora non diffusi in Italia sui temi della creatività. L’ho fatto con le puntate di Creativity TV una volta a settimana su Instagram (ci sono ancora fra le Stories in evidenza) e soprattutto con il podcast Freakreativity, che trovate su spotify cercando quel titolo o qui. Otto puntate di timidezza che va oltre se stessa e cerca di condividere letture/spunti/articoli scovati in tutto il mondo.

Valutazione: 9+.

Da settembre ho dovuto prendere una pausa per dedicarmi mio malgrado alla vendita, che sarebbe il cuore del business del negozio, ma confesso che a studiare e parlare di creatività mi sentivo come un pisello nel suo baccello.

8. I club della creatività finiscono al punto 8 anche se, fosse per me, sarebbero l’unica cosa che terrei del 2019, quella più importante.

Se non sapete di cosa si tratta potete leggere qualcosa di più dettagliato qui ma è difficile farsi un’idea senza aver condiviso dal vivo il mix di concetti e esercizi pratici, l’atmosfera di amicizia e ispirazione, gli esercizi a casa e le premiazioni delle idee uniche delle partecipanti. Un’esperienza bellissima, durata da gennaio a giugno come da programma iniziale, con un appuntamento al mese, la tessera di partecipazione, gli appunti e i compiti a casa. Abbiamo anche avuto la mini-edizione milanese, un incontro unico il 25 magico in mezzo al caos del bar Walden. Poi avrei dovuto continuare, ma studio e preparazione mi prendevano troppo tempo e impegno, e ho dovuto – per forza – dedicarli al negozio. Sono riuscita solo una volta, a fine settembre, a tenere una lezione serale di un ciclo che avevo chiamato Ladies Learning Nights. Poi gli eventi sono precipitati, e ho corso praticamente fino a 48 ore fa.

Valutazione: 10+++

9. La polmonite. A fine giugno sono arrivata tramortita, fisicamente e psicologicamente e un amico batterio ha pensato fosse necessaria la sua incursione nel mio corpo per costringermi a fermarmi, sentire la mia vita, cagarmi un po’ sotto, ridistribuire le priorità.

Il lavoro era lungo, gli ci è voluto il mese di luglio tutto intero.

10. Nel mio lettino di malata, con troppo tempo a disposizione, mi sono immaginata di condensare la visione della vita che sta dietro e dentro il negozio in una specie di testamento, un manifesto come quello di Vivienne Westwood che stavo leggendo da quando ero allettata. Ho scritto pian piano i miei punti, ho creato 19 bustine dove inserirli uno ad uno e nel mese di agosto li ho pubblicati su Instagram e Facebook uno al giorno, chiedendo e ricevendo una miriade di commenti. Rispondere a tutti, assegnare i punteggi per decretare alla fine i top contributors mi ha impiegato quasi 2 ore al giorno, durante convalescenza e vacanze, ma ne è valsa la pena. Alla fine il Manifesto è diventato una zine stampata su cartaceo, long-seller ancora sullo shop.

Valutazione: 9 ++

11. Al rientro mi è venuto in mente che pian pianino, nel nostro piccolo, avremmo potuto cominciare ad avere un Design Team: qualcuno che fa cose in linea con il gusto e lo stile del negozio e propone idee e ispirazioni per tutti. Rigorosamente non professioniste, ma bravissime, un Team con i fiocchi: Nesta (@ellaandnesta), Simona (@simonavecchini). Silvia (@c_a_m_e_l_i_e). Trovate qualcosa dei loro lavori sul nostro blog, qualcosa direttamente sulla nostra pagine Instagram.

12. A ottobre Irene, una delle due fondatrici di Flow Book, mi ha proposto di vederci per un caffè a Milano. Includo questo episodio fra gli eventi 2019 da ricordare perché ci sono arrivata con un certo carico emotivo, un misto di ammirazione/adorazione, paura di sbagliare, senso di inadeguatezza che Irene, con una naturalezza difficile da descrivere, ha sciolto nei primi 120 secondi. Mi ha preso per mano e ricondotto fra le relazioni normali, i dialoghi normali, le esperienze normali. Ripeto l’aggettivo perché uno dei più rilevanti fatti paperness del 2019 è essere pian piano usciti dai deliri di followers/numeri/fama su Instagram e aver rivalutato, anzi compreso l’importanza della normalità dei contatti fra gli esseri umani.

13. L’ultima figata dell’anno è arrivata da sola al negozio. Si chiama Serena Verni, è una bravissima grafica per riviste e tanti progetti e ci ha proposto di preparare immagini per Instagram da intercalare alle nostro foto di prodotti. Il risultato lo vedete da metà ottobre circa, ogni due giorni posto la sua arte piena di affetto.

Mi pare di aver detto tutto, e mi pare di non aver detto nulla. Ma non posso tirarla ancora per le lunghe perché mancano da snocciolare tutti gli eventi al negozio!

Per prima cosa elenco i visiting teachers, le persone che abbiamo ospitato a tenere i loro workshop, insegnare le loro abilità, condividere saperi e tecniche. Il 13 gennaio la Personal Musa Ilaria Ruggieri con Incanto, il 16 marzo Flora Farkas scrapbooker dalla Serbia, l’11 maggio Debby Schuh scrapper rockstar dagli USA, il 10 giugno Yu Shiratani da Tokio con il suo workshop di lettering per principianti, il 28 settembre gli acquarelli di Lucy in the papersky con con I colori dell’autunno, il 9 novembre Micaela the Papercoach con il suo workshop di journaling.

Anche paperness si è mosso, e ad aprile ha avuto la sua particina nientemeno che nella Design Week di Milano con il corner Marvy Uchida da Walden. 4 giorni di demo di lettering da mattina a sera, un workshop al giorno, un bel via vai internazionale come piace a noi.

Per ultimi ricordiamo i nostri corsi: in primavera il mini album di San Valentino il 2 febbraio e il Pop Up Village il 30 marzo con Melinda. In autunno l’album con i sacchetti di pergamina il 12 ottobre e il December daily il 30 novembre con me.

Abbiamo chiuso l’anno con il nostro classico Christmas Paper Party, una festa organizzata strisciando praticamente sui gomiti, con tutte le fatiche natalizie già sulle spalle. Anche quest’anno un po’ caciara, un po’ caos cosmico, un po’ di baci e abbracci che non sembrano mai abbastanza.

Poi arriva la 24 ore di abbuffate, la voglia di aria del 26, e la voglia di guardare avanti. A proposito, vi ho parlato della moodboard con gli obiettivi dell’anno? Scherzo, non intendo affliggere oltre le stakanoviste che sono arrivate fino a qui. Vi ringrazio, se state ancora leggendo significa che ci volete bene, e per noi è sempre incredibile.

Vi toccano solo ancora due righe, perdonateci: le uscite stampa. Siamo finite due volte sul blog di Flow Magazine, ci siamo regalate due pubblicità sul cartaceo di Repubblica Roma e alla fine dell’anno il bellissimo regalo di inaugurare la rubrica sui rivenditori di Happy Newspaper. Vedersi nelle parole degli altri è come realizzare di esistere, darsi un pizzicotto e stupirsi di essere già svegli.

Ho finito, ora posso aprire le braccia e lasciare questo anno non propriamente facilissimo andare.

Diamo il benvenuto al prossimo insieme?