Siamo state all’East Market. Arrivate alle 8,45, andate via alle 20,45: 12-ore-12 davanti al portone d’ingresso, sulla linea di corrente del portone opposto e soprattutto davanti alla casse della musica da far sentire in un padigliore di millemila metri quadri.

Fra le istruzioni per la partecipazione al mercato era stato precisato “non lamentatevi della musica, chiedete in anticipo  di essere posizionati lontano se vi dà fastidio”. E io m’ero detta: ma sì, vuoi che con 250 espositori tocchi proprio a me il posto davanti alle casse della musica?

Ecco.

A parte gli organi rattrappiti dal gelo entrato fino nell’inconscio e i timpani rovinati per sempre, è stato…..molto interessante. E’ il nostro secondo mercato di questo genere, e forse comincio a farmi qualche idea più definita. Per prima cosa: questi eventi trendy al loro nocciolo sono mercatini vintage, ergo non è strano che la maggior parte della gente che ci passa sia quella che cerca pezzi unici, vintage. E Milano più di Roma è il luogo dove si concentrano gli alternativi d’Italia: i pezzi unici dei pezzi unici dei pezzi unici sono quello che cercano per sé e anche vogliono essere e dimostrare al mondo.

Il nostro banco pieno di colori pastello e frivolezze childish non fa moltissimo al caso loro, casomai di tutti quelli che amano i mercatini in generale e per fortuna li frequentano: farsi una passeggiata fra cose inaspettate, magari anche uniche a loro modo, introvabili altrove e fatte a mano.

Epperò anche noi abbiamo avuto le nostre soddisfazioni: per prime cito le bambine, 8/10 anni, con i loro soldini nei portafogli che si scelgono una piccola cosa, il massimo della tenerezza. Per secondo, con un salto generazionale di 3 o 4 livelli, lei: “il mio sogno di tutta la vita è stata fare la cartolaia, poi non ho mai lasciato l’insegnamento”.

Per terzo un salto di genere: i maschi. Uno: “no, niente pacchetto, è per me” (?). L’altro: “mi fate fare un figurone con le amiche”.

Poi devo citare tutte le persone a cui voglio bene che sono venute a trovarci, ci hanno portato il pranzo, la merenda, il calore, e quel bene che vale di più di un’impresa che ha successo.

Torta salata ancora calda:

Ora siamo stanche, contente, pensierose. Se il processo è analogo a quello dell’altra volta ci vorranno 2/3 giorni per smaltire le migliaia di migliaia di immagini che ci sono passate davanti agli occhi e riprendere a progettare per la prossima puntata.

Ehi, sappiamo già quando: il 19 marzo, all’Ex Dogana. Ci vediamo lì con le cose primaverili Rome Edition!